
Potente, solida e guidabile. Probabilmente la migliore Maico mai prodotta negli stabilimenti di Pfäffingen di Ammerbuch.






Testo e foto: Enzo Tempestini
Un modello che poteva e doveva elevare la casa tedesca a grande produttore mondiale di moto da fuoristrada. Era il momento dell’esplosione del cross anche in America dove Maico era presente in forze fin dagli anni ‘70 ma purtroppo, la storia del marchio teutonico da li a poco cambiò radicalmente, con una crisi che in meno di due anni portò al fallimento del glorioso marchio fondato da Ulrich Maisch nel 1926. Questa, è stata l’ultima Maico a doppio ammortizzatore con un motore potente e affidabile e un telaio che per l’epoca si faceva “guidare” agevolmente nonostante la potenza elevata e il comparto sospensioni non dei migliori. Una moto usata in gara dalla stragrande maggioranza dei piloti. In quel periodo Maico era sinonimo di vittoria e leggendo le classifiche delle gare dell’epoca sembrava di leggere un “monomarca” tante erano le rosse tedesche portate in gara ad ogni livello, dai campionati regionali ai campionati del mondo. In sella a queste moto sono saliti i migliori piloti di quel tempo, dal funambolico americano Danny Magoo Chandler ai più nostrani Franco Perfini e Maurizio Dolce con il marchigiano Perfini autore di una “doppietta” alla Coppa Mille Dollari nel 1979 – ‘80 e Dolce capace di aggiudicarsi il titolo italiano della massima cilindrata per due anni consecutivamente (1981 –’82). La fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80 sono stati caratterizzati dal marchio Maico, un marchio scomparso troppo presto, purtroppo. Il modello che abbiamo analizzato in questo report è il 490 Mega2 che, a detta anche di molte riviste settoriali di tutto il panorama della stampa internazionale dell’epoca era una delle migliori moto in commercio in quanto a bilanciamento tra potenza, guidabilità e affidabilità. Telaio doppia culla in cromo molibdeno con un classico forcellone a “banana” segno distintivo anche dei Maico degli anni precedenti che lavoravano in simbiosi per mezzo di una coppia di ammortizzatori dell’italiana Corte & Cosso. All’anteriore invece, troviamo una forcella, sempre di produzione Maico da 42 mm di diametro, “record” in fatto di dimensioni per i modelli di quella stagione. Questo il “layout” di base di una moto tanto semplice quanto robusta. Per il modello 1981 i tecnici tedeschi rimasero fedeli alla struttura del modello dell’anno precedente ottimizzando la distribuzione dei pesi per quanto riguardava la ciclistica ma soprattutto ridefinendo la cilindrata del modello di punta, che da 440 centimetri cubici del 1980, fu portata a 490 cc. (488 per essere precisi). Cilindrata determinata dalle misure di alesaggio e corsa di 86 x 83 mm e il tutto alimentato da un carburatore Bing da 40 mm “tipo 54” che sul modello passato nelle nostre mani è stato sostituito da un “nostrano” Dell’Orto. Ammissione diretta nel cilindro, un classico dei motori “big bore” di quegli anni e cambio a 5 rapporti assistito dalla classica frizione a bagno d’olio a 5 dischi, che trasferiva la potenza dal motore alla ruota per mezzo di una trasmissione a catena (sul lato destro della moto). Classici i freni a tamburo con mozzi conici di produzione originale Maico che insieme a tutti i pochi ma “buoni” altri particolari, determinavo il complesso di questa bellezza incondizionata di quello che fu senza dubbio uno dei migliori periodi di “cambiamento” del motocross mondiale.
Interasse 1529 mm
Altezza da terra 370 mm
Altezza sella 958 mm
Serbatoio 9,5 lt.
Peso a secco dichiarato 101 Kg
Alesaggio/Corsa: 86 X 83
Cilindrata: 488
Potenza dichiarata 53 Cv
Cambio: 5 rapporti
Raffreddamento: Aria
Avviamento: a pedale
Freni: a tamburo
Sospensione anteriore: Forcella Maico diametro 42 mm escursione 310 mm
Sospensione posteriore: Doppio ammortizzatore “Corte & Cosso” escursione 310 mm.
Pneumatico anteriore: 3.00 X 21
Pneumatico posteriore: 4.50 X 18